Now stop everything you’re
doing,
Allow your heart to
race
And look at me.
Per
celebrare il 40o anniversario dell’opera di Monkey Punch, anziché sfornare
l’ennesimo lungometraggio, è stato deciso di creare una nuova serie tv in 13 episodi, un vero
e proprio prequel, dalle atmosfere noir, incentrato sulla figura di Fujiko e che mosterà i vari personaggi
durante la loro giovinezza. “Lupin III: The Woman Called Fujiko Mine”, è la
nuova produzione dedicata al ladro gentiluomo che ha debuttato il 4 aprile, giunta
ben 27 anni dopo la conclusione dell’ultima serie tv. Alla regia troviamo Sayo
Yamamoto (Michiko to Hatchin), mentre Takeshi Koike (a sua volta
regista dell'ottimo Redline) cura l’animazione e il character design. A occuparsi
della sceneggiatura troviamo invece Dai Sato (Cowboy Bebop). Con un simile cast, le aspettative sono davvero molto alte, segno fra
l’altro che non si vuole celebrare solo il vecchio mito di Lupin III ma che si
è tentato di rileggerne la storia e i personaggi in una chiave del tutto nuova.
L’episodio è incentrato sulla sfida fra Fujiko e Lupin: entrambi cercano infatti di mettere le mani su una
misteriosa formula che permette la creazione di un potente allucinogeno e che è
il segreto che permette al leader di un culto religioso di tenere soggiogati i
suoi fedeli. Gettati in prigione dopo essere stati scoperti, Lupin e Fujiko si
conoscono per la prima volta (è un prequel del resto) e il contrasto fra i due
non potrebbe essere più stridente.
La ladra ci viene presentata
come una cinica opportunista disposta ad abbassarsi a tutto pur di ottenere ciò
che vuole: per lei rubare è un bisogno rivolto a colmare il suo vuoto interiore. Lupin invece è stanco
semplicemente di rubare: ciò che più desidera sono la sfida e gli imprevisti che
si presentano durante l’atto criminoso e se questi sono assenti, il ladro
gentiluomo arriva persino a crearseli. Piani appariscenti, esplosioni e persino
gli annunci dei suoi prossimi furti alla polizia sono da ricondursi a questo
suo originale intento. Da un certo punto di vista, anche lui cerca di colmare
un vuoto ma al contrario di Fujiko, Lupin cerca di farlo con un certo stile, ingannando piuttosto che
uccidendo, fuggendo piuttosto che sfruttando le debolezze altrui come invece fa
la ladra. È per questi motivi che l’uomo la sfida anziché cercare di
collaborare con lei. E come nelle vecchie storie (o se preferite, come accadrà
in futuro) la loro rivalità non porterà a nulla di buono per entrambi.
Da un punto di vista tecnico
siamo su dei buoni livelli, con animazioni fluide degne delle produzioni più
curate e disegni dai colori caldi e con un character design particolare ma
gradevole che non degenera mai nel caricaturale (a parte forse il viso dello stesso Lupin, davvero somigliante a quello di una scimmia). Una menzione a parte meritano
le accattivanti musiche e in particolare lo stupendo pezzo iniziale che rilegge
il classico theme della serie. Gli elementi di novità sono
molteplici, non ultimo l’approfondimento psicologico dei due personaggi. Le
linee sinuose del corpo di Fujiko, le sue movenze e i suoi sorrisi celano un’indole
cinica e spietata, regalandoci un personaggio molto forte e credibile. Anche
Lupin, dietro la sua apparente facciata di giullare, ci presenta un volto
triste, alla perenne ricerca di qualcosa che possa curare la sua noia. Dopo il
suo incontro con la bella ladra però, nulla sarà più lo stesso.
In conclusione, un ottimo primo
episodio che ci fa davvero ben sperare per la rilettura in chiave moderna di questo mito dell’animazione
nipponica.
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