In attesa
della seconda parte di Fate/Zero, in onda a partire dal 7 aprile sugli schermi giapponesi,
il vostro necromante di (s)fiducia ha pensato bene di “riscaldare i motori” con la
recensione di uno degli jrpg che più ha apprezzato negli ultimi tempi. Stiamo
parlando, appunto, di Fate/Extra per psp.
Rilasciato in America nel 2011 ( pal è TBA mentre in Giappone
risale all’anno precedente l’uscita negli States), Fate/Extra è uno spin-off della serie classica. Può quindi
essere giocato senza conoscere nulla del mondo creato dai Type-Moon anche se si
perderebbero tutte quelle citazioni, personaggi e avvenimenti che fanno riferimento
alla visual novel e all’anime da cui è stato tratto. Il gioco si presenta come un
classico dungeon crawling con combattimento a turni già visto in altri giochi del
genere: anzi, la ripetitività dei dungeon ricorda (fin troppo) da vicino le ultime
incarnazioni della serie Persona su ps2/psp. Al contrario della serie Atlus, però,
il combat system è uno dei più noiosi mai concepiti in un jrpg sia di vecchia che
di nuova generazione, completamente incentrato su di una vetusta meccanica forbice-sasso-carta
(dove, l’attack batte il break, che a sua volta distrugge il guard e che chiude infine il cerchio, respingendo
l’attack).
Tutto negativo, quindi? Decisamente no: i dungeon, nonostante
siano ripetitivi e graficamente spogli, hanno un fascino tutto particolare, essendo
ambientati sotto la superficie del mare, mentre la lotta contro i programmi e i
Servants nemici sono tutto sommato funzionali a un gioco che fa della storia e dei
personaggi i suoi veri punti di forza. Sfruttando elementi già visti nella serie
e nei giochi ufficiali (i Masters, che affiancati dai loro Servants, lottano per
la conquista del Graal), la storia viene riletta e attualizzata in chiave informatica,
fornendo molti spunti nuovi e suggestivi. Gli
avversari poi prendono vita giorno dopo giorno, nella continua ricerca da
parte del protagonista di un modo per sconfiggerli, recuperando allo stesso tempo
i ricordi perduti. Il personaggio principale infatti oltre a dover sopravvivere
a uno scontro mortale contro maghi ben più esperti e motivati di lui, è vittima
di una particolare forma di amnesia causata dal particolare sistema con cui il Graal
seleziona e porta avanti lo scontro. In questo viaggio alla riscoperta di noi stessi,
saremo aiutati dal nostro servant: Saber, Archer e Caster sono le classi di appartenenza
delle heroic souls da cui possiamo scegliere l’eroe che ci accompagnerà per il resto
della nostra avventura. Ognuno caratterizzato da una differente personalità ( di
cui dovremo tenere conto se vogliamo scoprire la sua vera identità e quindi sbloccarne
i poteri) e da un diverso stile di gioco, la presenza di questi eroi aggiunge varietà
e una buona dose di rigiocabilità al titolo.
La grafica
e il sonoro sono gradevoli ma non fanno certo gridare al miracolo: i poligoni raffiguranti
i vari personaggi sono ben caratterizzati e definiti, mentre la colonna sonora è
tutto fuorchè indimenticabile. Discorso a parte per quanto riguarda il doppiaggio:
si è scelto infatti di lasciare quello in lingua originale, una scelta quanto mai
azzeccata che caratterizza ulteriormente il cast dei nemici e dei comprimari che
popola l’avventura.
Conclusioni:
Un’ottima
storia, interessante e ben narrata, accompagnata da un cast memorabile ma forse un
po’ troppo penalizzata da un sistema di combattimento obsoleto. Comunque un must have sia per gli amanti dei jrpg sia
per i fan del mondo creato dai Type-Moon.
Voto: 8/10
(Il voto purtroppo scende a 6 se non riuscite a venire a patti con il sistema di
combattimento).
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